Imparare l’arte e metterla da parte è il proverbio secolare che meglio di tutti pone al centro dell’esistenza umana le sue attitudini a istruirsi, assimilare e conoscere molte cose. Un patrimonio di competenze che prima o poi nella vita tornerà utile, soprattutto nel mondo del lavoro. Ma se per ogni tipologia di mestiere e professione sussistono metodi per apprenderne i segreti e metterli in pratica, risulta difficile applicare questa prassi alla figura dell’imprenditore. Non esiste una laurea capace di insegnare questa abilità, non una dottrina infallibile e universalmente riconosciuta.

E se le convinzioni, l’esperienza e il sesto senso non bastano, si può ricorrere ad un manager. Un consulente d’azienda in grado di affiancare l’imprenditore e aiutarlo nella gestione della sua attività. Un dottore capace di scoprire le cause dei mali e risolverli. Il Dott. Vittorio Vecchione ha messo su a Napoli un team, “Vecchione & Partners“, costruito da più figure professionali e si occupa di consulenza aziendale, fiscale e giuridica d’impresa. Si pone al fianco di imprenditori e dirigenti accompagnandoli nel processo di sviluppo.

«L’atteggiamento dannoso che riscontro più frequentemente è quello di navigare a vista, dedicandosi alla cura dei sintomi anziché analizzare le cause della crisi d’impresa. E’ evidenze che se l’imprenditore conoscesse le cause della crisi, troverebbe anche la soluzione. Per questo motivo l’affiancamento di un professionista manager – sottolinea Vecchione –  con una visione strategia diventa fondamentale. L’impresa è un organismo vivo, in continua evoluzione e quasi mai il sintomo si manifesta dove c’è il vero problema. Lavorare sulla struttura aziendale per farla diventare nel tempo una macchina forte ed efficiente è un lavoro lento e faticoso, ma è  l’unico che permette di invertire la rotta e cominciare una fase di crescita effettiva».

In questi anni Vecchione ha applicato con un successo un metodo nuovo salvando diverse imprese ormai sull’orlo del fallimento, riportandole a splendere di luce propria con rinnovate possibilità di successo: «La prima cosa che faccio è capire se l’imprenditore che mi chiede di affiancarlo sia disposto a mettersi in discussione e quanto sia realmente aperto al cambiamento. Un’impresa è il frutto delle sue scelte, dunque è la proiezione dei sui pregi, ma soprattutto dei suoi difetti. In azienda mi rapporto con tutti, ma il mio lavoro è sempre orientato al raggiungimento delle scelte condivise con l’imprenditore, con lo scopo di fargli  acquisire competenze, visione strategica, consapevolezza degli obiettivi a medio e lungo termine, che gli permettano di arrivare ad una gestione oculata ed indipendente. Spesso mi attribuiscono metodi ed approcci inconsueti, in parte è vero. Credo sia dovuto al mio pensiero laterale e alla capacità di individuare le cause della crisi di un’impresa in aspetti aziendali molto spesso lontani dai sintomi. Il mio metodo di lavoro – aggiunge Vecchione – può creare un disorientamento iniziale nell’imprenditore, per questo motivo dedico una parte importante della mia conoscenza a entrare in empatia con lui, a costruire un rapporto di fiducia fino a raggiungere una perfetta sintonia, una medesima visione strategica che condurrà l’impresa con estrema naturalezza a crescere e a consolidarsi sul mercato. È un approccio nuovo, che presuppone un cammino di crescita insieme, durante il quale si crea una sinergia produttiva e, devo dire, appagante sul versante umano e professionale».

In questi anni l’Italia ha contato ogni giorno un numero spropositato di fallimenti e la Campania dal 2009 al 2015 ha contribuito per il 9% sul trend nazionale. Congiuntura economica sfavorevole, tessuto sociale imperfetto ed anche l’incapacità imprenditoriale di superare una crisi che ancora oggi si fatica a mettere alle spalle: «Una recessione genera sempre una selezione naturale delle imprese, così come dei consulenti. Tuttavia la diminuzione del fatturato, dovuta alla congiuntura economica, corrisponde soltanto allo 8% delle cause di fallimento di un’Impresa. Il restante 92% è attribuibile a fattori endogeni alla gestione aziendale, come l’organizzazione, la gestione del personale, la dimensione del magazzino, la gestione della finanza aziendale e la tutela del credito, che devono essere curati comunque per favorire la crescita dell’impresa, a  prescindere dal pericolo di fallimento. Fare impresa è appagante, ma farla bene è difficile e lo è ancor di più fare impresa senza una programmazione strategica che ne migliori la struttura e la renda capace di superare momenti di crisi oppure, con approccio positivo, che permetta all’imprenditore di cogliere proprio dalle difficoltà le opportunità di crescita e di cambiamento. La Campania solitamente amplifica una situazione che è comunque diffusa in tutta Italia. È una terra con  enormi contraddizioni ma anche con orgogliose eccellenze, di cui andare fieri. Intendo dire che fare impresa in Campania è possibile anche a certi livelli e con ottimi risultati. Il tessuto economico campano è il prodotto della storia degli ultimi venti anni».

Le aziende devono sentirsi pronte a mutare nel tempo, seguendo le nuove vie ed opportunità che la società è capace di offrire. L’immobilismo e l’appagamento potrebbero risultare il motivo scatenante di una crisi aziendale di difficile risoluzione. La chiave del successo ce la spiega Vecchione: «Fatica quotidiana e capacità di mettersi in discussione ogni giorno, senza mai tradire gli obiettivi di medio e di lungo termine che si stanno perseguendo».

Fonte: VesuvioLive

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