La crescita del private equity a livello globale sembra non conoscere soste. Tra il 2022 e il 2026, secondo stime elaborate da Preqin, i capitali gestiti in private capital, a livello mondiale, aumenteranno con un tasso di crescita annuale composto del 14,8%, portando l’ammontare totale a 17,77 trilioni di dollari.

Negli ultimi anni, le masse in gestione in modalità private capital sono cresciute del 13,9% annuo composto, passando da 4,08 trilioni di dollari nel 2015 a 8,90 trilioni di dollari nel 2021.

Un’indicazione chiara del crescente interesse verso questo strumento in grado di innescare nuove dinamiche di sviluppo competitivo.

A livello globale, il private equity passerà dai 5,33 trilioni di dollari del 2022 agli 11,12 trilioni di dollari del 2026; con un tasso di crescita annuale composto pari al 15,9%. Crescita che in Europa si assesterà al 14,0%. Un dato di gran lunga superiore a quello che il settore ha registrato negli ultimi cinque anni.

Private equity, la situazione in Italia

Anche nel nostro Paese il private equity registra numeri decisamente importanti. Già a fine 2022, si sono segnalati ben 132 nuovi investimenti nel quarto trimestre. Nello stesso periodo dello scorso anno, l’Osservatorio PEM di LIUC Business School aveva riportato la realizzazione di 117 operazioni

L’importanza del private equity come strumento per incentivare nuovi processi di sviluppo ad alto tasso di innovazione e valore aggiunto sembra finalmente quindi essere stata riconosciuta anche dal sistema imprenditoriale italiano. 

Con il private equity, infatti, è possibile accelerare i processi di trasformazione imprenditoriale, promuovere lo sviluppo competitivo e aumentare la qualità dei processi e dei prodotti. 

Più investimenti dall’estero. Tra le regioni svetta la Lombardia

Il principale polo di attivazione degli strumenti di private equity a livello territoriale in Italia sono le regioni del Nord. La Lombardia la fa da padrone, con il 32% di operazioni, in particolare nei settori dei prodotti industriali, beni di consumo, alimentare, cleantech e terziario. 

Il 51% delle operazioni concluse verso le imprese del nostro Paese, inoltre, è stata realizzata attraverso gli investimenti di operatori internazionali a conferma di un sistema imprenditoriale che ha ritrovato slancio dopo la pandemia. 


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